Prefazione di Roberta Massaro (ClaudioBaglioni.net)

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Era il novembre del 1990. Non c’ero ancora, ma nascevo qualche mese dopo. Se c’è una frase che ogni tanto ripeto ai miei genitori è proprio: «Accidenti, non mi avete neanche dato il piacere di andare in un negozio di dischi e arrabbiarmi con il rivenditore per il mancato arrivo di Oltre!». Insomma, a parte la mia delusione personale, un’atmosfera di forte attesa ha effettivamente accolto quest’album, annunciato un anno prima della sua pubblicazione. Tutti arrabbiati perché l’album di Baglioni non arrivava. Tutti avevano bisogno del loro Clà, del proprio Clà. C’era chi cercava una nuova Questo piccolo grande amore, c’era chi voleva trovarci un nuovo inno di vita alla Strada Facendo, c’era chi aveva prenotato anche solo per semplice curiosità… l’Italia tutta attendeva Claudio Baglioni. Che fosse l’edizione speciale in vinile o meno, i negozianti a partire dal 17 novembre 1990 hanno avuto il piacere di consegnare una grande opera nelle mani dei loro clienti.

Io ricordo molto bene la prima volta in cui l’ascoltai. «Ma perché non si sente?», esclamai arrabbiandomi e battendo sulle casse dello stereo. Poi ascoltando bene sentii dei respiri, e una batteria… “Diedi il via” all’ascolto, una sorpresa dopo l’altra. Avrei voluto avere almeno sei orecchi per ascoltarlo nella maniera più intensa possibile. Più l’ascoltavo, più la curiosità cresceva. È un disco che invita all’ascolto ripetitivo. Uso di proposito il termine ripetitivo e non ripetuto perché descrive appieno le mie giornate con Oltre tra le mani: dopo il primo ascolto di ogni canzone, al secondo tornavo indietro quasi ad ogni frase, per capirla più a fondo o perché mi incuriosiva o, semplicemente, perché non riuscivo ad afferrare ciò che Claudio dicesse, data la mancanza del libretto dei testi. Anche in chat sul mio sito spesso è stato argomento di discussione e di dibattito sul significato di una frase piuttosto che di un’altra. Mi ha preso sin dal primo istante. Il cuore si aprì e l’emozione arrivò insieme alla commozione, ascoltando brani come Tamburi Lontani. Altri dicono invece che il nuovo stile musicale, i testi enigmatici hanno tardato di qualche tempo l’amore verso questo disco, dividendo il pubblico baglioniano in due. Durante alcune chiacchierate, alla domanda ovvia: «Qual è il tuo album preferito di Claudio?» ho ricevuto come risposta nove volte su dieci «assolutamente Oltre». Anche uscendo dalla cerchia degli affezionati è un album che ha lasciato il segno: Mille giorni di te e di me è una delle canzoni più amate e conosciute in Italia. Ma al di là dell’evoluzione musicale e allo splendido lavoro tecnico, ciò che mi piace veramente di Oltre è che non si smette mai di scoprirlo. Ad ogni ascolto è in grado di colpire in maniera differente, in relazione al proprio stato d’animo e al momento che si sta vivendo. Grazie a questo, Claudio ha creato un’eccezionale sinergia con il suo pubblico, che ancora oggi non riesce a staccarsi dalla magnificenza di quell’album che non avrà più eguali. Un altro aspetto che attira noi ascoltatori è senz’altro l’atmosfera intima che circonda Oltre: Claudio, per la prima volta, si apre al suo pubblico, inserendo molto di sé e una visione più introspettiva e personale di ciò che ci propone. È proprio questo che mi ha fatto innamorare. Quando un artista si spoglia dei suoi veli protettivi dà sempre il meglio di sé sotto varie sfaccettature, musicali e non. È questa l’impressione che Oltre mi ha dato: un’esplosione di libertà di espressione, che ha teso la mano verso l’ammiratore accompagnandolo nell’ascolto, che è il definitivo passaggio al dialogo tra Cucaio e me, te e tutti voi che amate e continuerete ad amare questo album così diverso dagli altri di Claudio, ma che ci regala brividi unici che solo un uomo libero, oltre, può darci.

Roberta Massaro (ClaudioBaglioni.net)

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