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Il titolo evocativo di questo brano si addice alla parte finale del disco, e sembra quasi preannunciare un epilogo narrativo che si sta ormai avvicinando: l’uomo in cerca del suo destino ha vissuto ormai una serie di esperienze – raccontate attraverso le canzoni proposte finora – che costituiscono un serbatoio di ricordi a cui attingere nel momento di un bilancio esistenziale che si realizzerà di lì a poco, nelle ultime canzoni dell’album. È proprio il ricordo ad essere il motivo ispiratore di questo brano, che sembra essere quasi pretesto per uno sfogo puramente musicale ed emozionale, visto che il testo – ridotto all’osso – non fa altro che giocare con l’assonanza tra le parole “Tieniamente Tienanmen”. Il riferimento alla protesta degli studenti cinesi in Piazza Tienanmen, nel 1989, non è che un episodio tratto dalla memoria, ma è l’evocazione del ricordo in generale ad essere maggiormente importante. Nel corso di quest’analisi vedremo in che modo il passato diventa suono.
La struttura generale del brano è abbastanza semplice, visto che è basata sull’alternanza di due sole sezioni musicali: A e B. La prima, che è solamente strumentale, viene ripetuta con una serie di variazioni per quattro volte, mentre la seconda – in cui compare anche la voce di Baglioni – ha una normale doppia esposizione. La stessa struttura, intervallata da una ulteriore ripetizione di A, è replicata nella seconda parte del pezzo, per poi concludere con le sole prime quattro battute di A.
A – A– AI – AII : La sezione A, insieme alle sue variazioni, è interamente basata sulla successione armonica dei gradi I – V – IV – I della tonalità di Re maggiore, che si ripete regolarmente fino al sopraggiungere di B. Questa successione è evidenziata chiaramente nell’esempio che segue, riferito all’incipit del brano.
Il segno caratteristico di questo giro armonico è la cadenza plagale, ovvero il passaggio dal IV al I grado: non avendo la sensibile – come la settima di dominante in una cadenza perfetta – questo tipo di cadenza si discosta dalla tradizione occidentale della musica. È insomma una cadenza più vicina ad altre culture che alla nostra, e non definisce esattamente la tonalità: questa sua caratteristica di vaghezza la rende particolarmente esotica, capace di evocare altri mondi e cose lontane da noi, e dunque è perfetta per evocare il ricordo, che ugualmente richiama cose lontane. La ritmica è affidata ad alcune semplici percussioni che rilevano questo riferimento ad altre culture, mentre la melodia è fondamentalmente basata sulle note degli accordi e sulla fluidità delle crome. AI e AII si basano sullo stesso tipo di cadenza, e pur presentando una progressione con la melodia spostata sul quinto grado, rimangono comunque in tonalità di Re maggiore.
B – BI : In coincidenza con l’ingresso della voce, la fluidità della melodia in crome lascia spazio a note più lunghe, che creano un’atmosfera di maggiore raccoglimento visto il riferimento agli eventi di Piazza Tienanmen. A sottolineare il momento di maggiore pathos c’è una progressione ascendente basata su una melodia che parte inizialmente da un Re, per spostarsi di volta in volta su Mi, Fa, e Sol. L’ultima volta – sul Sol – si presenta un accordo di settima di dominante che conferma la tonalità di Re maggiore. BI ripropone la stessa progressione, ma senza il primo passaggio in Re, e conclude su un accordo di settima di dominante della nuova tonalità di Si minore.
AIII : La modulazione alla nuova tonalità riporta alla melodia iniziale, che pur con alcune variazioni continua a mantenere il giro armonico caratterizzato dalla cadenza plagale.
AIV – AV – AVI – AVII : A questo punto c’è un’ulteriore modulazione alla tonalità di Fa maggiore, che propone nuovamente la melodia di A ogni volta leggermente modificata, ma basandosi sempre sullo stesso schema armonico di I – V – IV – I.
BII – BIII : La parte cantata si ripete rimanendo in Fa maggiore ma, a parte questo e alcune variazioni melodiche, è identica alla sua esposizione originale, mantenendo una progressione ascendente che alla fine rimane nella stessa tonalità.
AVIII : Il brano si conclude con la ripetizione di quattro battute di A, seguite da una corona che dura per due battute. È interessante notare la conclusione in Fa maggiore, diversa da quella iniziale di Re maggiore. Ciò che rende particolare questa conclusione è che nel sistema modale ancora in uso in epoca rinascimentale il Fa era considerato un modo di quiete. Sarà un caso – oppure no – ma l’atmosfera musicale del brano è esattamente quella, e alle parole non resta molto altro da dire, quando la musica ha già detto tutto da sola.
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